La gatta Arcibalda e altre storie, Adriana Zarri

Adriana Zarri

La gatta Arcibalda e altre storie.

Riflessioni sugli animali e sulla natura.

Prefazione di mons. Luigi Bettazzi

Postilla di Natale Fioretto

ISBN 978-88-97010-08-1

pp. 104 – stampato su carta riciclata

2011, euro 8,00; formato eBook: euro 2,99

Graphe.it edizioni

Ho letto in questi giorni un’ agile raccolta di articoli in e-book La gatta Arcibalda e altre storie (ne abbiamo segnalato l’uscita QUI).

Mentre in Toscana e in Liguria si abbatteva un nubifragio terribile, che ha causato ingenti danni e perdite di vite umane, io leggevo di gatti, cani, leoni da circo e vita in campagna…

 Adriana Zarri è stata teologa, scrittrice e giornalista e anche ospite fissa di Samarcanda, programma condotto da Santoro un po’ di anni fa.

Questo e-book raccoglie articoli comparsi sulla rivista Rocca (dal 1984 fino al 2010) e sono soprattutto legati alla natura, agli animali.

La Zarri descrive un ambiente bucolico, quasi intatto (aveva scelto di vivere lontano dalle grandi città) eppure non perde di vista l’azione dell’uomo, soprattutto quella violenta e sadica.

Ogni tanto trapela il suo credo, un credo cristiano ma condivisibile da tutti, visto da lei (e da chi possiede un cuore libero, scevro da pregiudizi) nel rispetto di ogni creatura. Ciò a volte la mette in crisi: pensa al cibo, alla carne animale ma anche ai vegetali e cerca di consolarsi riflettendo sulla legge naturale (anche l’animale uccide per cibarsi e sopravvivere) e sul fatto che l’uomo deve evitare sofferenze inutili ad ogni creatura.

Non mancano temi sociali: molto intenso l’articolo sui benefici nel tenere un animale da compagnia, specialmente nelle case di riposo o presso persone sole, per non parlare del bisogno che hanno i bambini dell’affetto gratuito di un piccolo cucciolo peloso.

«Allora il Signore Dio plasmò l’uomo con polvere del suolo e soffiò nelle sue narici un alito di vita e l’uomo divenne un essere vivente» Gen 2, 7). Amo vedere, in quest’immagine, un’analoga allusione che lega l’uomo al suo mondo: una parentela meno stretta, ma pur sempre reale. L’uomo e il suo mondo son della stessa pasta. Perciò un’offesa arrecata alla natura raggiunge l’uomo che ne è impastato. Un’antropologia «razzialmente umana» impoverisce l’uomo stesso, astraendolo artificiosamente e ideologicamente dal suo contesto ambientale, tagliando le radici del suo retroterra cosmico, recidendo i legami con la sua memoria genetica.
La nostra sensibilità coglie oggi fortemente questa parentela: dalla contestazione della caccia, alle critiche agli zoo e ai circhi in cui si esibiscono animali, resi schiavi, ai movimenti ambientalisti, protezionisti e in genere ecologici, è tutto un mondo che si muove, una cultura diversa, più totale, che nasce. (Tratto da Rocca, 15 aprile 1986). 

L’ eremo in realtà non era solo suo, era un rifugio per tanti spiriti in ricerca accolti come tali, a prescindere dalle loro convinzioni religiose o atee. E anche per il mondo cattolico, nel quale aveva donato la sua fedeltà da laica, da teologa, da militante critica, da donna capace di emancipazione e dunque d’ imprudenza, pronta a scottarsi la lingua con la verità impavida anche di fronte a vescovi e papi, questa asceta solitaria aveva continuato fino all’ ultimo dei suoi 91 anni a tener viva l’ inquietudine della profetessa… (Giancarlo Zizola, “Addio ad Adriana Zarri, teologa di sinistra”, La Repubblica, 19 novembre 2010).

Mary Zarbo