Intervista a Marco Candida in occasione dell’uscita di Come in cielo

Marco Candida
Come in cielo
I libri di Mompracem-Betti Editrice
Collana Corcira
2023, 216 pagine
16 €

Marco Candida, autore di una ventina di libri molto apprezzati in Italia e all’estero, ha appena pubblicato (ottobre 2023) il suo ultimo romanzo, Come in cielo, uscito per I libri di Mompracem-Betti Editrice. Ecco la nostra intervista.

Ciao Marco, il tuo ultimo romanzo “Come in cielo” ha come protagonisti Nives e Ascanio e il mondo dell’esoterismo. Puoi raccontarci com’è nata in te l’idea di questa storia?

In tutta sincerità, carissima Mary e carissimo Gianluca, quello che sogno di fare quando scrivo è semplicemente mettermi lì e descrivere e descrivere e descrivere. In un mio romanzo che si chiama “Incendio nel bosco” ci sono una trentina di pagine di puro descrivere prima che compaiano i protagonisti e con loro una nutrita quantità di storie. Anche i 69 giorni si apre con un lungo descrivere di paesaggi naturali. Nondimeno, dalle descrizioni di paesaggi e ambienti antropici sorgono prima o poi invariabilmente storie. L’umano s’impadronisce di quel descrivere di paesaggi, di quell’osservazione lenticolare, e la pagina diventa emozioni, trama, azione.

“Come in cielo” tratta fondamentalmente di alienazione. Ciò che all’interno vi si racconta sono forme di alienazione. Paiono deformazioni della realtà, forse, ma tenderei a vederle più come deviazioni dell’umano. L’alienato rifiuta la società e si costruisce una realtà alternativa rifugiandosi in credenze particolari e riti particolari e vivendo credenze e riti a modo suo, riversando in essi i suoi disagi psichici, e dando vita a comportamenti bizzarri, assurdi… “da alienato”. In questi anni ho frequentato interi gruppi di persone simili a Nives. Interi gruppi, decine e decine, centinaia. Su Telegram. Su YouTube. Su Facebook. Ci sono. Esistono. Scollegati dalla realtà e protagonisti di vicende non così dissimili da quelle narrate nel libro.

Come autore hai affrontato diversi generi e temi. La mania per l’alfabeto, Bamboccioni Voodoo, La notte della donna nera sono solo alcuni tuoi titoli. È interessante notare come in quest’ultimo romanzo tu abbia costruito una vicenda legando diversi punti di vista e registri narrativi. È corretto dire che questo romanzo è anche un’esplorazione e una sorta di compendio di generi diversi, dove tutti possono coesistere per provare a dire il mondo?

Mi sembra un’osservazione profonda. In questo romanzo la voglia di affabulare è palpabile. Basta cominciare a leggere per accorgersene. Le storie spuntano da ogni angolo di pagina: ne cominci una e dentro ne trovi un’altra e alcune sono tra loro combinate. L’importante è l’idea narrativa. Ad esempio, che storia c’è dietro la vetrina di un panettiere piena di pane bruciato? E se per raccontarla si finisce in una vicenda quasi al limite del paranormale, bene, non ha importanza, bisogna andare fino in fondo. Le storie che raccontiamo agli amici o al bar cominciano sempre con: “Non sai quello che mi è capitato…”. La molla che ci spinge a raccontare è un quid di paradossale, singolare, in certo qual modo incredibile. Ebbene, questo romanzo è pieno di vicende così. Il tema esoterico, ovvero una speciale relazione di gruppi di donne e uomini con magia ed erotismo, mi ha fatto venire in mente situazioni imprevedibili e farsesche, ma in un certo senso verisimili e realistiche.

A tal proposito, quali sono gli autori che ti hanno influenzato maggiormente nella scrittura di Come in cielo e quanto ha inciso nel romanzo la tua passione per Lovecraft e Stephen King?

Poe. Per “Come in cielo” il nume tutelare è stato Edgard Allan Poe. Subito dalle prime pagine c’è un certo incedere dall’eco ottocentesca nel periodare, anche nella scelta di alcuni nomi di personaggi. E poi, altro riferimento, la Blavansky, con i suoi racconti scritti poco prima di morire, e che, a parer mio, nulla o quasi hanno da invidiare ad autrici quali Shirley Jackson o Daphne du Maurier.

Nella tua scrittura abbiamo inoltre notato una crescente cura per le descrizioni, anche ambientali: in alcune pagine di Come in cielo ci sono per esempio richiami pascoliani e montaliani. Ci puoi spiegare questa tua evoluzione stilistica?

Sì, l’amico Marco Grassano mi ha chiesto se il fatto nei testi attribuiti a Nives in appendice al romanzo manchi spesso e volentieri il pronome relativo “che” sia un fatto voluto e se indichi forse l’incapacità della protagonista del libro di rapportarsi-relativizzarsi col mondo. Ecco, questo domandarsi sulle scelte lessicali lo considero un fatto estremamente positivo. Mi ha ricordato quando ventiduenne affrontai un romanzo di Umberto Casadei (dal titolo “Il suicidio di Angela B.”) nelle note domandandomi come mai nel testo mancasse la preposizione “a” dopo il verbo all’infinito. Il romanzo era pieno di dichiarative in forma implicita prive di preposizione e figure simili e questo invitava a interrogarsi.

Per alcuni, le mie descrizioni sono barocche; ma io direi meglio stranianti. Io, di mio, ho concezioni vicine al Leopardi sulla natura matrigna, e sempre più distanti dalle pur suggestive visioni carducciane; ma nel descriverla, al vago e indefinito leopardiano, preferisco l’esattezza pascoliana (e in parte montaliana), perché restituisce al lettore il profilo alieno della natura matrigna: per effetto di quell’uso del linguaggio la natura diventa imperscrutabile, diventa mostro. Sulla Natura, mi pare Carducci consideri la Natura potente e meravigliosa, non malvagia, ma potente, e Montale non potente né malvagia, ma indifferente… Io ho concezioni rinascimentali sul rapporto-uomo mondo, e gnostiche, per questo tendo a sentirmi più vicino al Leopardi.

Puoi svelarci qualche tuo prossimo progetto?

Adesso mi dedico a questo progetto per I libri di Mompracem di Paolo Ciampi. Comunque, ho un altro libro pronto, ancora sul mondo delle sette, il quale mondo più che attrarmi mi dà i brividi, brividi veri. Ma è qualcosa di molto diverso, questo libro appena scritto, da “Come in cielo”. Leggendo “Come in cielo” si possono provare emozioni e divertimento. Ci sono pagine di riflessione sulla Parola di Dio (cos’altro sono culti e sette esoteriche se non eresie, alcune deplorevoli, allorquando si sconfini nell’occultismo?), e ci sono momenti dove si può saltare sulla sedia, per certe cose, ma in fin dei conti è un libro rassicurante e di evasione. Quest’altro libro ancora inedito invece è un calcio nello stomaco.

Ringraziamo Marco Candida per averci concesso un po’ del suo tempo e vi invitiamo a leggere le sue opere.

Mary Zarbo

Gianluca Minotti