DECALOGO DELLA SOCIETA’ LETTERARIA
- Lo scrittore migliora con gli anni. Il paragone più frequente è il vino. Anche se pochi vini migliorano con il tempo. L’ascesa dello scrittore è invece inarrestabile e tocca il suo culmine con la decrepitezza e la morte. Lo scrittore morto è immortale.
- Lo scrittore malato è migliore di quello sano. C’è chi, in prossimità dei premi, si ammala. Si consigliano gambe vacillanti e sguardo febbrile, tra infermità e desiderio.
- Lo scrittore isolato è migliore degli altri. Ripeterlo, soprattutto per continuare a tenerlo nell’isolamento.
- Lo scrittore poco fecondo è migliore di quello prolifico. Chissà dove arriverebbe se non scrivesse mai.
- Non negare mai l’obolo all’esordiente. Aspettare, per pareggiare il conto, il secondo libro.
- «Non dare la precedenza ai più capaci». È un principio di Lao-tse sull’arte del governo. Può darsi che non lo si conosca, ma è certo che lo si pratica.
- Per aiutare una persona cara, parlare esclusivamente di valore. È anche più morale. Per annientare un concorrente non dire mai: «Lo detesto», ma spalancare le braccia: «Peccato che non sia più lui!».
- Per prevenire sdegni, indignarsi per primi. Disorienta sempre.
- Disprezzare il successo. Almeno quello degli altri.
- Giudicare i libri senza leggerli. Sembra una magia, mentre è solo una abitudine.
Giuseppe Pontiggia, Le sabbie immobili, Mondadori, 1991
P.S. ATTENZIONE, ATTENZIONE: L’uomo in foto NON E’ GIUSEPPE PONTIGGIA!!!
Pontiggia era un grande, diciamocelo.
Concordo. A parte il Pontiggia romanziere (“La grande sera” è un capolavoro), i sui saggi con appunti di lettura, scrittura, analisi della società dovrebbero essere fotocopiati e consegnati di casa in casa. Volantinaggio.