Operette ipotetiche di Ugo Cornia

Ugo Cornia

Operette ipotetiche

Quodilibet

Collana: Compagnia Extra

pp. 120

€ 12,00

 

 

 

 

«Una delle cose che mi è sempre sembrata più incredibile a pensarci bene è che Dio non può leggere i romanzi gialli».

Poniamo che uno c’ha un cane già adulto e un figlio di neanche un anno per cui gli iniziano a passare strane idee per la testa, tipo che a causa di una sorta di incagnimento il figlio invece di prendere da lui possa prendere dal cane: bene, quali sarebbero le conseguenze? Oppure metti che sia vera quella bislacca dottrina in base alla quale gli oggetti esterni con i quali noi ci rapportiamo esistono soltanto quando noi li percepiamo: chi li farebbe sparire e riapparire?, Dio? Ma se Dio a un certo punto si distraesse quel tanto da far scomparire tutta Piazza Grande a Modena? E se a qualcuno di noi capitasse di svegliarsi di notte per orinare e, pur vivendo solo, trovasse il bagno occupato, non da un ladro o da uno sconosciuto, ma dal proprio padre che è sceso dall’Aldilà perché deve fare pipì, che reazione avremmo?

Cose che capitano a chi pensa troppo, ché pensare, pensiamo tutti, ma se uno sta lì a fare congetture improbabili, ma logicamente cerca di vagliarne tutte le possibili conseguenze, finisce che non si sa più se sta “ragionando o sragionando”. È quanto accade con Ugo Cornia, uno che quando leggi un suo libro è come andare al Luna Park. Prendete le Operette ipotetiche,  cosa sono se non quattordici giri all’ottovolante? Quattordici racconti, ognuno con un tracciato di pensieri fatto di repentine, improvvise salite, discese, curve paraboliche che ci si deve reggere bene alla sedia altrimenti si precipita. Insomma, questo è davvero un libro pericoloso, perché intelligente, perché (s)combina la filosofia mettendola continuamente alla prova e noi non possiamo non riconoscerci nella voce che parla, in quel clic improvviso che la fa partire verso chissà quali voli pindarici, così, da un momento all’altro, come avviene quando ci prendiamo una pausa dalla vita, o meglio: quando vogliamo capirne il funzionamento, smontando e ricomponendo il giocattolo. Il suo apparente ordine meccanicistico.

Che poi io Ugo Cornia l’ho incontrato nel dicembre scorso proprio in occasione della presentazione di questo libro, e all’uscita della sala, quando mi sono timidamente avvicinato, lui mi ha guardato e mi ha detto: “Noi ci conosciamo già, no?”. Una cosa innocente, magari mi aveva confuso con qualcun altro, ma, potenza sua, io mi sono subito messo nella sua testa mentre magari, partendo dall’ipotesi di conoscermi, chissà quali conseguenze disastrose ne stava traendo, per cui gli ho risposto che no, non c’eravamo mai visti prima…

Gianluca Minotti