Donne che (si) scrivono

L’EVOLUZIONE DELLA SPECIE

 

 

Cosa differenzia questa donna

da quest’altra?

Entrambe leggono, si sa, ma di entrambe non sappiamo cosa.

Non è del tutto escluso che leggano lo stesso libro, anche se è certo che la seconda non sta propriamente leggendo un libro, perché il supporto è diverso. Potrebbero, altresì, ed è molto probabile, avere a che fare con libri diversi, essendo comunque possibile un’altra opzione. Leggono cose diverse che hanno scritto loro. La donna di Renoir il suo diario o manoscritto, magari prima di inviarlo a Literaid, e la donna con il telefonino/Ipad un suo sms o ebook. A pensarci bene, potrebbero stare leggendo ognuna la cosa dell’altra, se non fosse però che non sono contemporanee e quindi, se è possibile che la seconda legga quanto scritto dalla prima, non lo è altrettanto il contrario: come caspita avrebbe fatto la donna di Renoir a leggere qualcosa che sarebbe stato scritto da una donna che, a sua volta, sarebbe venuta al mondo oltre un secolo dopo? Mistero. E proprio perché è un mistero, e quindi non c’è risposta, io sono portato ad avallare quest’ultima ipotesi: che cioè le due donne stiano leggendo ognuna la cosa dell’altra e che in questo risieda esattamente la ragione per la quale le donne sono le più progredite tra tutte le specie: perché da sempre legate le une alle altre da una fitta corrispondenza grazie alla quale ognuna è al contempo lettrice e scrittrice di un’evoluzione consapevole.

Gianluca Minotti

5 Risposte a “Donne che (si) scrivono”

  1. Sì, ma la seconda con un treno freccia rossa.
    In realtà, mi sa che ci sono tante differenze tra l’una e l’altra. Vogliamo provare a dirne qualcuna? 🙂

  2. Beh, la differenza sostanziale sta nel fatto che la donna di Renoir ha smesso di cercare di essere felice. Ha deciso di esserlo. E basta. Lo ha capito nel momento stesso in cui ha iniziato a leggere – in qualche modo che non ci è dato sapere – il diario della seconda ragazza. La donna di Renoir non vuole combattre la stessa, inutile, battaglia di quella ragazza e lo decide con fierezza, adesso. Decide semplicemente che è tempo di mangiare una coppa di fragole e sorridere.
    Mentre la seconda ragazza, lei no, non smetterà mai, proprio mai, di cercare di essere felice. Non smetterà mai al punto che, nel momento in cui lo sarà, non avrà la capacità di riconoscerselo, perché sarà troppo impegnata per cercare di esserlo. E mentre legge dell’arrendevolezza della donna di Renoir, non capisce, si sorprende che ci si possa accontentare. Ed è chiaro che in qualche modo se ne indigna. Ma certo, forse questo dipende anche dal fatto che la ragazza, non ha mai amato particolarmente le fragole.

  3. Mi piace assai questa cosa che hai scritto. E d’altronde spiega bene il diverso stato d’animo delle due lettrici. Quella di Renoir, tra l’altro, felice anche soltanto di “leggere”, mentre la seconda non ne è del tutto consapevole. Di “leggere”, intendo. Di stare compiendo cioè l’azione precisa del leggere che magari compie insieme ad altre, tipo camminare per strada, il che – come darle torto? – implica anche una certa preoccupazione. Leggere camminando per strada può infatti arrecare – alla faccia di chi dice che “leggere” fa bene – dei danni. A volte irreversibili. Tipo finire sotto una macchina, o, se in prossimità c’è una ferrovia, sotto un treno. La donna di Renoir legge. Punto e basta.

  4. Certo, potremmo anche concludere dicendo che la donna di Renoir sta leggendo seduta nello scompartimento di un treno che, presto, investierà la seconda donna. Perché nella scrittura e nella lettura, lo spazio e il tempo si assottigliano fino al punto di non esistere. Soprattutto quando ci sono di mezzo i treni 🙂

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