Daydreaming, Radiohead

È del regista Paul Thomas Anderson (“Magnolia”, “Il petroliere”, “The Master”) il nuovo video dei Radiohead “Daydreaming”, secondo estratto di “A moon shaped pool”, nono lavoro della band inglese. E lo straordinario di questo video è che noi possiamo tentare di leggerlo come fosse un racconto per immagini. O anche: come fosse un racconto che traduce in immagini la musica e il testo di Thom Yorke e compagni. L’unica avvertenza è che se procediamo nella visione, e nell’ascolto di questo brano, potremmo non uscirne mai: cominceremmo anche noi ad aprire e chiudere porte tentando di dare senso – trovare un senso – al nostro essere sempre transitori. E quindi: provvisori, temporanei.

Immergi la tua anima nell’amore.

Quante porte apre e quante porte chiude Thom Yorke e in quanti luoghi entra e da quanti esce e quante vite sfiora, in quante di esse è “dentro” e in quante di esse è soltanto “laterale”? Questa molteplicità – frammentazione – è resa dalla macchina da presa che a volte lo precede, a volte lo segue, a volte lo distanzia, a volte gli sta incollata. Sembra che egli stia cercando qualcosa: cosa sta cercando Thom, e noi con lui? E gli ambienti che attraversa – case, luoghi di lavoro, una clinica, forse – sono ambienti in cui lui ha già vissuto (“The damage is done”) o ambienti in cui egli dovrà accadere, (“We are accidents waiting to happen” cantavano i Radiohead anni fa), accadere ancora, e accadere per sempre? Io mi dico che è il sogno di una vita che verrà e che pure, forse, è un congedo (e infatti, verso la fine, le immagini si fanno più veloci, e Thom ripassa per gli stessi luoghi di prima, li ri-sogna). È tutto fluido, eppure è spezzato continuamente, e i movimenti di Thom non sono soltanto orizzontali: a un certo punto c’è un movimento verticale, quasi ascensionale. Thom è in un ascensore, un montacarichi, e quando arriva, apre una serranda, la fa scorrere sopra. A cosa stiamo assistendo, a cosa stiamo partecipando? Forse sono le infinite possibilità che abbiamo avuto, che potremmo avere di “immergere la nostra anima nell’amore”, forse è la vita vissuta e poi sognata – in cerca di qualcosa, perché sì, è indubbio che Thom stia cercando qualcosa – prima di trovare una tana dove rifugiarci e addormentarci (perché poi, forse, Thom stava aspettando soltanto questo: di trovare una tana dove rifugiarsi e addormentarsi). Ma prima che Thom si addormenti, a me viene in mente un’altra sua canzone – sua, e dei Radiohead, naturalmente. La canzone è “Street spirit (Fade Out). Qui la vita sembrava eterea. In verità era già opprimente. Nonostante Thom provasse a staccarsi da terra, la gravità aveva la meglio.

Street Sprit (Fade Out)

File di case che mi opprimono
sento le loro mani tristiche mi toccano
tutte queste cose così alla rinfusa
queste cose un giorno prenderanno il potere
e sfumeranno di nuovo
e sfumeranno
questa macchina
non comunicherà
questi pensieri
e il peso che mi porto addosso
sii un figlio del mondo
prima che affondiamo tutti
e sfuma di nuovo
e sfuma di nuovo
uova incrinate, uccelli morti
urlano mentre lottano per la vita
sento la morte, vedo i suoi minuscoli occhi
queste cose matureranno
queste cose ingoieremo intere un giorno
e sfuma di nuovo
e sfuma di nuovo
immergi la tua anima nell’amore

 

Gianluca Minotti