2011, ancora roghi di libri

Wu Ming, Valerio Evangelisti, Massimo Carlotto, Tiziano Scarpa, Nanni Balestrini, Daniel Pennac, Giuseppe Genna, Giorgio Agamben, Girolamo De Michele, Vauro, Lello Voce, Pino Cacucci, Christian Raimo, Sandrone Dazieri, Loredana Lipperini, Marco Philopat, Gianfranco Manfredi, Laura Grimaldi, Antonio Moresco, Carla Benedetti, Stefano Tassinari: questi e molti altri sono gli scrittori messi al bando dall’assessore alla Cultura della Provincia di Venezia con delega alle Biblioteche, Raffaele Speranzon, in forza al PDL, su suggerimento di Paride Costa, collega consigliere nel Comune di Martellago e di Roberto Bovo, semplice cittadino. Una lunga lista di proscrizione come segnale incoraggiante e illuminato che fa ben sperare per il 2011. Per la politica culturale italiana che non smette mai di distinguersi, e che, evidentemente, rimpiange i bei tempi andati, soprattutto quel 10 maggio 1933, quando a Berlino fu acceso un enorme falò dinanzi al Teatro dell’Opera Kroll, e con Goebbels tra gli oratori, vennero bruciati un bel po’ di libri pericolosi.

L’iniziativa di boicottaggio civile è rivolta a tutti gli uomini di lettere che nel 2004, quando fu arrestato in Francia, firmarono una petizione per la liberazione di Cesare Battisti.

Dal Gazzettino di ieri, 16 gennaio 2011, fiero di sé, l’assessore illuminato, tuona: «Scriverò agli assessori alla Cultura dei Comuni del Veneziano perché queste persone siano dichiarate sgradite e chiederò loro, dato anche che le biblioteche civiche sono inserite in un sistema provinciale, che le loro opere vengano ritirate dagli scaffali: è necessario un segnale forte dalla politica per condannare il comportamento di questi intellettuali che spalleggiano un terrorista. Chiederò di non promuovere la presentazione dei libri scritti da questi autori: ogni Comune potrà agire come crede, ma dovrà assumersene le responsabilità. Inoltre come consigliere comunale a Venezia, presenterò una mozione perché Venezia dia l’esempio per prima».

Ora, di fronte a una tale scelleratezza, è difficile replicare. Difficile perché cosa si può replicare a personaggi che essendo ASSESSORI ALLA CULTURA DI PROVINCE CON DELEGA ALLE BIBLIOTECHE si rivelano con l’essere assolutamente privi di qualsiasi, seppur minimo, lontano, remotissimo barlume su cosa debba intendersi per cultura? Ché a gente normale come noi, non assessori di nessunissima cultura di nessuna provincia e per di più privi di delega alle biblioteche (semmai possessori di tessera, ma questa è un’altra cosa) – diciamolo: del tutto ignoranti – soltanto l’idea che qualcuno possa farsi portatore di un simile scempio, fa rabbrividire. E si dirà: buon pro che allora ci siano nuovi roghi, ci riscalderemo.

Seriamente: non è più tempo di roghi, è tempo, se possibile, di qualcosa di ancor più terrificante. Nelle parole dell’assessore in questione sono contenuti tre elementi allarmanti: 1) l’humus culturale, (in)fertile da cui traggono origine  siffatti deviati modi di pensare, che non portano neanche a vergognarsi di sé e anzi, ad alzare la voce (Nella lettera con la quale i promotori rivendicano la loro ideologia, si legge: «La nostra è la decisione di schierarci in modo chiaro ed inequivocabile contro chi sostiene che l’Italia non è un Paese democratico, libero, garantista del diritto e della libertà individuale»), perché rassicurati dal fatto di ottenere consensi. 2) l’intimidazione esplicita, anche grazie al plauso del COISP (un sindacato di Polizia) rivolta a tutti gli operatori che lavorano nelle biblioteche, con quel «Ogni Comune potrà agire come vuole, ma dovrà assumersene le responsabilità». Dichiarazione riportata sopra e che appare tanto come una minaccia. 3) Far passare implicitamente il messaggio che gli autori proscritti siano dei terroristi incalliti.

Dal mio punto di vista, segnalandovi la discussione sul blog dei Wu Ming e avendo già recensito un libro di uno di questi scrittori sovversivi – Le cose fondamentali di Tiziano Scarpa – mi affretto a recensire gli altri prima che vengano fatti sparire.

Gianluca Minotti

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