Tutti i nei di Judy di David Herty

David Herty

Tutti i nei di Judy

Esseti

pp. 1046

€ 16,60

2011

 

 

«Nessuno ha la potenza di Herty nel tracciare un solco preciso tra ciò che esiste all’interno di una narrazione e ciò che ne resta irrimediabilmente fuori. Niente. Mi piace pensare a lui come a un equilibrista dell’immaginario in perenne caduta libera».

Sintetizza così il critico John Gracewood, Tutti i nei di Judy di David Herty, nel tentativo, riuscito brillantemente, di riscattare un romanzo che, uscito nell’ormai lontano 1967, è rimasto per quasi quarant’anni misconosciuto.

Roger Bristol ha 57 anni e nonostante conosca Judy da quarant’anni, non ha ancora portato a termine il compito che si era prefissato incontrandola: contare i suoi nei. Nel tempo affina varie tecniche, giacché è impensabile per lui esaurire il lavoro in una sola “seduta”. Sennonché, qualsiasi metodo fallisce, anche perché con il tempo, almeno così appare a Roger, il corpo di Judy si fa via via più esteso. È come se: «Judy crescesse tra le mie mani diventando grande come il mondo intero, nell’estremo tentativo di corrispondere a quella infinitezza che per me rappresenta, è, è sempre stata e sarà per sempre». Si succedono molti numeri, numeri dai molti zeri, numeri talmente complicati che spesso è Roger stesso ad avere dubbi sulla loro veridicità. Numeri, talmente lunghi da giustificare la mole del libro: oltre mille pagine, per un romanzo che vuole farsi specchio di una ricerca – quella del numero di nei – che è in realtà metaforica di un amore sconfinato. Ma proprio quando la vicenda comincia a essere scontata e il lettore presume di aver scoperto tutte le carte, ecco che interviene un cambiamento, una rivoluzione quasi copernicana, come se il protagonista non fosse tanto l’osservatore, quanto piuttosto l’osservato e i nei, forse, soltanto la proiezione esterna di un disagio esistenziale. E quando tutto appare  nuovamente prevedibile, e Roger è  in osservazione presso un centro di salute mentale, ecco che l’apparizione di un misterioso personaggio che sosterrà di conoscere il numero esatto dei nei di Judy, rimetterà tutto in discussione, scatenando una successione di avvenimenti in cui ogni parola scritta, ogni descrizione, dialogo, rivela il suo essere duplice, la sua ambiguità, al punto che dovrà essere Judy a intervenire, riappropriandosi del suo corpo e della sua integrità di donna. E tutto questo mentre il mondo sarà sferzato da una ininterrotta pioggia nera dalla quale sarà impossibile ripararsi perché permeabile a qualsiasi superficie.

Scritto di getto, tra l’ottobre e il dicembre del 1966, quando Herty si trovava in visita dalla zia ospite del cugino, in una fattoria a venti chilometri da Tucson, Arizona, Stati Uniti, Tutti i nei di Judy è uno di quei libri per cui è davvero il caso dire che i conti non tornano mai. Qui il lettore può perdersi e ritrovarsi di continuo, sempre stimolato a voltare pagina, eppure stordito, perplesso; forse addirittura un po’ esitante, dubbioso, quasi si sentisse sporco, ma soggiogato. Come temesse di essere colto in flagrante. Come temesse di stare assistendo a un atto osceno e fosse sempre in procinto di denunciarlo, senza però farlo, e andando avanti fino a sentirsi implicato nella faccenda.  

Gianluca Minotti