Il ricordo d’infanzia: un libro da fare secondo Giulio Mozzi

«Ho voglia di fare un libro.

La voglia di fare questo libro

mi è venuta leggendo altri libri.

Il titolo del libro da fare è:

Il ricordo d’infanzia»

Parte come sempre da Vibrisse, bollettino di scritture e letture, l’ultima iniziativa di Giulio Mozzi: una sorta di chiamata alle armi per condividere il nostro ricordo d’infanzia, autentico e personale, prima che cada nell’oblio.

QUI il link del post apparso il 12 luglio e, di seguito, il contenuto:

«Vorrei raccogliere cento, mille, duemila ricordi d’infanzia. Non necessariamente primi ricordi d’infanzia. Ricordi di quando avevamo non più di otto anni. Ricordi, se possibile, autentici: cioè proprio ricordi personali, non ricordi attivati da racconti e rievocazioni di genitori e parenti. Non necessariamente, peraltro, ricordi “veri” nel senso comune della parola: la memoria dell’infanzia è piena di fantasie, sogni, immaginazioni – che non sapevamo allora, né sapremmo adesso, distinguere da ciò che ora, da adulti, consideriamo “vero”.

Vorrei che questi cento, mille, duemila ricordi d’infanzia fossero scritti tutti nello stesso modo:
– brevemente, da una sola riga a non più di una decina,
– al tempo presente (presente storico),
– con all’inizio brevi indicazioni di luogo («Sottomarina», «Casa della nonna» ecc.) e di tempo (sia oggettive, come «Settembre 1963», sia soggettive, come «Primo anno di scuola materna», ecc.),
– con una scrittura semplice semplice, il più possibile priva di effetti («Sottomarina. Faccio la prima elementare. Un compagno di classe mi sfida ad arrampicarmi su un muretto. Ci provo. Cado sulla schiena. Mi manca il fiato. Quando riesco a rialzarmi, il compagno di classe è scappato»),
– come se, insomma, questi ricordi d’infanzia fossero (fossero leggibili come) i ricordi di una sola persona dall’infanzia enorme, smisurata, infinita.

Perché ho voglia di fare questo libro? Perché quasi non ho ricordi d’infanzia. Tutto qui.

Volete partecipare a questo libro da fare? Se sì, vi chiedo di mandarvi il vostro ricordo d’infanzia. Scrivetelo in un documento e mandatemelo in allegato a un’email (giuliomozzi@gmail.com). Se volete aiutarmi della gestione del tutto, date al documento un nome del tipo: NomeCognome_Ricordodinfanzia.doc (o .rtf, .odt ecc.). Dentro il documento mettete il vostro nome, il vostro indirizzo elettronico, il vostro indirizzo di casa. Se volete restare anonimi, mettete solo il vostro indirizzo elettronico. Rispetterò l’anonimato.

Raccoglierò ricordi fino alla fine di settembre 2012. Poi comincerò a fabbricare il libro.

Mi riserverò il diritto di scegliere, tra i ricordi d’infanzia che arriveranno, quelli che mi sembreranno adatti. Se mi sembrerà opportuno intervenire sul testo, vi scriverò. [Aggiunta: intendo dire che nessun testo sarà modificato senza il consenso del titolare del ricordo].

Nel libro i ricordi saranno numerati e anonimi. Alla fine del libro metterò l’elenco dei nomi con i numeri dei ricordi. Penso che indicare ogni volta, nella pagina, il nome del titolare del ricordo disturberebbe la lettura: romperebbe l’illusione.

Non c’è ancora un editore, per questo libro. L’ho immaginato nei giorni scorsi, ne ho parlato con un paio d’amici, e penso sia il tipo di libro che bisogna prima fare, e poi proporre a un editore.

Anche se il libro fosse poi pubblicato da un grande editore, presumo che non sarà possibile prevedere l’erogazione di diritti ai singoli autori dei ricordi. Sarà difficile anche – ci proverò, ma non garantisco – far avere a ciascuno una copia del libro. Più facile una copia digitale.

Probabilmente io prenderò dei diritti come ideatore del libro e per la sfacchinata di mettere insieme il tutto. Se ce ne saranno, ne userò almeno una parte per una festa.

Come alcuni avranno già capito, i libri che mi hanno fatto venire voglia di fare questo libro sono due libri di Georges Perec: Je me souviens («Mi ricordo») e W ou le souvenir d’enfance («W o il ricordo d’infanzia»). All’inizio di Je me souviens Perec scrive: «Le titre, la forme et, dans une certaine mesure, l’esprit de ces textes s’inspirent des I remember de Joe Brainard» («Il titolo, la forma e, in una certa misura, lo spirito di questi testi s’ispira a I remember di Joe Brainard»). Recentemente, in Italia, Matteo B. Bianchi ha scritto anche lui un Mi ricordo ispirato dal Je me souviens di Perec.

Se c’è qualcosa che davvero non è solo nostro, è la nostra memoria intima.»